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Parchi Tanzania

.: Parco Nazionale del Serengeti - Lago Ndutu :.

6° giorno - Parco Nazionale del Serengeti e - Lago Ndutu
Lunghezza totale percorso: 112 km GPS
Tempo totale di spostamento: 3 ore

Mi sveglio per il quarto giorno tra le immense distese del nord della Tanzania e.
Stamattina, dopo una ricca colazione, si parte per continuare l'esplorazione della parte meridionale del Serengeti e, effettuando un lungo safari fotografico strada facendo, con pranzo in savana, fino a raggiungere le rive del Lago Ndutu.
Questa parte del Parco è caratterizzata da un susseguirsi di paludi, boschi, laghi alcalini alternati ad immense distese pianeggianti. E' proprio qui che è possibile ammirare l'inizio delle grandi migrazioni dopo la nascita dei piccoli gnu, dalla fine di Febbraio in poi.
Anche se non è stagione di nascite, la savana è sempre pronta a stupirci, e così posso cogliere gli spettacolari momenti di selvaggia bellezza che mi riserva questa terra senza eguali.
Al tramonto raggiungiamo il Ndutu Safari Lodge e GPS.
Il lodge è stato originariamente creato da George Dove; il suo ritratto è appeso nella sala da pranzo, dove i suoi sgargianti baffi impomatati fanno a gara con le corna dei trofei appesi alle pareti! Negli ultimi anni, George aveva rinunciato alla caccia e aveva scelto la zona Ndutu come punto di appoggio. Allora era un'area remota e selvaggia, ma nel contempo consentiva ai suoi clienti di raggiungere facilmente le pianure del Serengeti.

Nel corso del 1960, col turismo in costante aumento in Tanzania, George ebbe la necessità di una base permanente, e la sua richiesta fu accolta dal Governatore di Ngorongoro che gli permise di costruire il Lodge. Così, nel 1967, nacque il Ndutu Tented Camp. L'idea originale era molto semplice: una sala da pranzo con cucina centrale, affiancata da file di tende per dormire su fondazioni in calcestruzzo. Fu costruito per durare cinque anni, era confortevole, ma non certo lussuoso, e di certo nessuno aveva previsto che ci sarebbe stato ancora più di venti anni dopo. Negli anni, il campo si è creato un'ottima reputazione per la sua atmosfera cordiale e accogliente, nonchè per un ottimo servizio e una cucina semplice ma ben curata. E' così diventato un luogo di sosta abituale, anche per diversi zoologi e fotografi illustri, come Jane Goodall e Hugo van Lawick, che lo hanno utilizzato come base di appoggio per il loro studi sui cani selvatici, le iene e gli sciacalli della zona. E poi adesso ci sono stato anche io! Nel 1974, George e la sua famiglia lasciarono Ndutu per le lontane frontiere selvagge dell'Australia e il Lodge fu rilevato dagli attuali proprietari. Da quel momento cominciò un graduale processo di rinnovamento, che continua ancora oggi. I cottages di pietra hanno sostituito le tende originali, con però l'obiettivo di utilizzare esclusivamente materiali locali, così da fonderli nell'ambiente circostante.
L'acqua qui è sempre stata un problema. Quella di lavaggio arriva da una pozza d'acqua scavata vicino al lago, a circa 2 km dal Lodge. Viene pompata in quattro serbatoi di stoccaggio, ma contiene minerali disciolti, per lo più carbonato di sodio, che è impossibile da rimuovere e la rende decisamente saponata. Per questo motivo non può essere usata per bere o cucinare.
L'acqua dolce è un bene ancora più prezioso. Normalmente è raccolta dai tetti di metallo durante la stagione delle piogge, e poi stoccata in serbatoi separati. Quando si esaurisce, l'unica soluzione è quella di trasportarla dai torrenti di montagna nelle Highlands di Ngorongoro, per circa 80 km.

Migrazione a parte, Ndutu supporta un buon numero di animali residenti, tra i quali figurano elefanti, sciacalli, struzzi, giraffe, impala, gazzelle, nonché due branchi distinti di leoni in perenne competizione tra loro: quello di Ndutu a quello di Masek. Completano la lista, ghepardi, iene maculate, ippopotami, coccodrilli ed oltre 400 specie di uccelli, tra cui le specie migratorie euro-asiatiche e molti fenicotteri.

Qui siamo lontani dalle zone più turistiche del Serengeti e e, forse proprio per questo, l'Africa mi appare ancora più cruda e selvaggia... tutta da vivere e da respirare a pieni polmoni. Durante il trasferimento verso Ngorongoro e, facciamo una sosta nella gola di Olduvai, un importante sito archeologico africano, dove vennero scoperte le "orme di Laetoli", famose impronte fossilizzate di ominidi risalenti a circa 3 milionidi anni fa, nonché i resti dell'Australopithecus boisei.

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Abel Wakaam

Campi e Lodges