Nel corso del 1960, col turismo in costante aumento in
Tanzania, George ebbe la necessità di una base
permanente, e la sua richiesta fu accolta dal Governatore
di Ngorongoro che gli permise di costruire il Lodge. Così,
nel 1967, nacque il Ndutu Tented Camp. L'idea originale
era molto semplice: una sala da pranzo con cucina centrale,
affiancata da file di tende per dormire su fondazioni
in calcestruzzo. Fu costruito per durare cinque anni,
era confortevole, ma non certo lussuoso, e di certo nessuno
aveva previsto che ci sarebbe stato ancora più
di venti anni dopo. Negli anni, il campo si è creato
un'ottima reputazione per la sua atmosfera cordiale e
accogliente, nonchè per un ottimo servizio e una
cucina semplice ma ben curata. E' così diventato
un luogo di sosta abituale, anche per diversi zoologi
e fotografi illustri, come Jane Goodall e Hugo van Lawick,
che lo hanno utilizzato come base di appoggio per il loro
studi sui cani selvatici, le iene e gli sciacalli della
zona. E poi adesso ci sono stato anche io! Nel 1974, George
e la sua famiglia lasciarono Ndutu per le lontane frontiere
selvagge dell'Australia e il Lodge fu rilevato dagli attuali
proprietari. Da quel momento cominciò un graduale
processo di rinnovamento, che continua ancora oggi. I
cottages di pietra hanno sostituito le tende originali,
con però l'obiettivo di utilizzare esclusivamente
materiali locali, così da fonderli nell'ambiente
circostante.
L'acqua qui è sempre stata un problema. Quella
di lavaggio arriva da una pozza d'acqua scavata vicino
al lago, a circa 2 km dal Lodge. Viene pompata in quattro
serbatoi di stoccaggio, ma contiene minerali disciolti,
per lo più carbonato di sodio, che è impossibile
da rimuovere e la rende decisamente saponata. Per questo
motivo non può essere usata per bere o cucinare.
L'acqua dolce è un bene ancora più prezioso.
Normalmente è raccolta dai tetti di metallo durante
la stagione delle piogge, e poi stoccata in serbatoi separati.
Quando si esaurisce, l'unica soluzione è quella
di trasportarla dai torrenti di montagna nelle Highlands
di Ngorongoro, per circa 80 km.
Migrazione a parte, Ndutu supporta un buon numero
di animali residenti, tra i quali figurano elefanti, sciacalli,
struzzi, giraffe, impala, gazzelle, nonché due
branchi distinti di leoni in perenne competizione tra
loro: quello di Ndutu a quello di Masek.
Completano la lista, ghepardi, iene maculate, ippopotami,
coccodrilli ed oltre 400 specie di uccelli, tra cui le
specie migratorie euro-asiatiche e molti fenicotteri.
Qui siamo lontani dalle zone più turistiche del
Serengeti
e, forse proprio per questo, l'Africa mi appare
ancora più cruda e selvaggia... tutta da vivere
e da respirare a pieni polmoni. Durante il trasferimento
verso Ngorongoro ,
facciamo una sosta nella gola di Olduvai, un importante
sito archeologico africano, dove vennero scoperte le "orme
di Laetoli", famose impronte fossilizzate di ominidi
risalenti a circa 3 milionidi anni fa, nonché i
resti dell'Australopithecus boisei.
Abel Wakaam
|