Per formare l'area di conservazione, la società
del Mara Nord Conservancy
ha affittato terreni dai singoli proprietari terrieri
Masai, fornendo loro un reddito fisso, indipendente
dal numero dei visitatori. Per la prima volta le popolazioni
locali hanno ricevuto un guadagno diretto proveniente
dall'uso turistico delle loro terre, permettendo ai
membri della comunità di pianificare il loro
futuro. Inoltre, insieme a loro, si stanno attuando
politiche di gestione del territorio, il pascolo gestito,
un basso volume di turismo ecologico e piani di comunità
territoriale.
I campi che aderiscono all'organizzazione del Mara
Nord Conservancy
sono: Elephant Pepper Camp, Kicheche Camp, Offbeat Mara
Camp, Rekero Case, Safari Unlimited, Serian Camp, Karen
Blixen Camp, Mara Plains Camp , Offbeat Safaris, Royal
Mara Safari Camp, Saruni Camp.
A differenza del Masai Mara
,
dove è prioritaria una grande distesa pianeggiante
resa fertile dalle antiche eruzioni vulcaniche e l'erba
alta della savana nutre un'enorme quantità di
erbivori, questa area più a nord è costituita
da un terreno più vario, con fitta vegetazione
e zone collinose. Sicuramente meno dispersiva, offre
al visitatore una molteplicità di ambienti e
una maggior concentrazione di animali.
La sistemazione avviene nel mitico Elephant Pepper
Camp
.
Il campo è qualcosa di unico e l'atmosfera che
si respira è primordiale. Piccolo ed esclusivo,
si affaccia con le sue nove tende direttamente sulla
savana. Non c'è confine, non c'è distanza
da colmare e subito ci si sente parte di questo mondo
selvaggio che ci attornia.
Guardandosi intorno ci si rende conto che il tempo
si è fermato. Il cuore del campo è formato
da due grandi tende, sistemate in posizione centrale.
La prima serve come sala da pranzo e la seconda ha la
funzione di area relax. Ed anche qui non ci sono pareti,
non ci sono barriere che ci dividano dalla vita che
pulsa in ogni cespuglio.
Ma è durante la notte che si capisce quanto
sia selvaggia l'Africa che ci circonda. Ed allora mi
appare normale che sia proprio il ruggito del leone
a mettere silenzio tra i mille rumori che popolano le
tenebre. Non è lontano, chissà dove, a
una dozzina di metri di distanza e lo percepisco addosso
con quel suo urlo cupo e minaccioso che riporta il silenzio
tutto intorno.
La mattina seguente incontro l'intero branco che si
rotola nell'erba. I segni del lauto pasto notturno sono
ancora ben visibili sul muso e sul petto, eppure nel
vederli così, madri e cuccioli che si coccolano
amorevolmente, non riesco a percepire l'aggressività
di cui sono capaci.

Ne conto ventotto, di tutte le età, e mi si
riempie il cuore nel trovarmi faccia a faccia a pochi
passi, seduto su una jeep senza portiere, senza alcuna
protezione. Non siamo nemici, non lo siamo mai stati,
e se un conto dev'essere davvero fatto, il colpevole
di tante stragi è l'uomo e non questi meravigliosi
predatori.
Girovagare due giorni nel Mara Nord Conservancy
è quanto di meglio si possa fare per conoscere
l'Africa così com'era, ma la mattina del terzo
giorno mi aspetta qualcosa che ho sempre sognato. L'autista
del Little Governors' Camp è arrivato qui al
campo sin dalla sera precedente per farmi firmare la
liberatoria. Lo incontro di nuovo accanto al fuoco prima
che arrivi l'alba. Il cielo è limpido e le stelle
risplendono a milioni. La croce del sud è adagiata
lungo l'orizzonte... è una mattina ideale per
volare lungo il Mara River.
Partiamo in jeep tra le tenebre e percorriamo sentieri
appena accennati, incrociando gli ippopotami che, dopo
aver brucato tutta la notte, ritornano verso il fiume.
Serve quasi un'ora per raggiungere il Little Governors'
Camp orientandosi tra i cespugli, e quel che mi aspetta
lo trovo lì, adagiato nella radura.
Un breve colloquio col Capitano e già i suoi
numerosi uomini in tuta rossa si mettono al lavoro.
Le mongolfiere sono due, sembrano addormentate sull'erba,
ma i grossi ventilatori prima e i bruciatori poi, le
risvegliano dal loro torpore. Le gonfiano d'aria calda
in pochi minuti e l'ordine di salire a bordo avviene
appena i grossi cesti di vimini vengono sollevati in
posizione orizzontale.
Sedici posti oltre al Capitano, io ho la fortuna di
occuparne due per potermi muovere e fotografare più
liberamente. Prima ancora di crederci, la mongolfiera
si stacca da terra e si libra nell'aria. L'altra la
segue dopo qualche istante, mi guardo intorno e capisco
che sto volando davvero sul Masai Mara
.
E' un volo lento a bassa quota, a volte si sfiorano
le cime degli alberi mentre il sole decide finalmente
di solcare la linea dell'orizzonte. La savana s'illumina
di luce rosata e si anima di nuova vita... il fiume
scorre sotto di me ed il cuore si riempie d'immenso
.

Il silenzio dell'alba africana è rotto saltuariamente
dal fragore dei bruciatori che spingono aria calda nel
pallone, la luce vince ancora una volta l'eterna battaglia
con la notte... e l'incanto si compie sotto i miei occhi.
Atterriamo in una radura dopo 13 km di volo. Una decina
di jeep accorre verso di noi da ogni direzione. In pochi
istanti approntano un campo di fortuna. Si brinda con
un calice di Champagne e ci si accomoda tutti insieme
attorno ad una lunga tavolata per un'abbondante colazione
nella savana.
Ecco... è in questo momento che mi accorgo di
come il mio viaggio sia giunto al termine. Certo, manca
ancora la tappa di trasferimento verso Nairobi,
attraversando il Mara Triangle, e poi c'è
la visita a Daphne Sheldrick
ed al suo centro di aiuto per gli elefantini orfani,
ma la mia anima è rimasta appesa al cielo e continua
a guardare l'orizzonte dall'alto.
Abel Wakaam